Giovanissimo va a vivere in Francia e visita altri paesi d’Europa facendo i lavori più diversi tra cui decoratore e illustratore di grafica araldica. Più tardi si dedica anche all’attività di tassidermista.
Negli anni in cui è a Parigi visita musei e gallerie pubbliche e private per studiare da vicino le opere dei maggiori artisti dell’arte moderna e contemporanea presenti in quella città.
Al rientro in Italia inizia il suo interesse ecologico e artistico per i rifiuti abbandonati nelle periferie delle città, assieme alla produzione delle prime sculture.
A metà anni 60 si trasferisce a Firenze dove continua a documentarsi sulle più importanti opere di arte figurativa.
Negli anni 70, essendo costretto a spostarsi per motivi di lavoro (entomologo per il Consiglio Nazionale delle Ricerche) in vari paesi d’Europa, Africa e Medio Oriente, compie anche ricerche e studi comparati sulla composizione dei R.S.U. (Rifiuti Solidi Urbani) in rapporto ai regimi politici e ai rispettivi livelli economico-industriali.
Anni 80
Da questa esperienza prosegue a fotografare discariche delle grandi città, nonché particolari di superfici di materiali rifiutati.
Nel 1981, ottenuti i permessi e l’appoggio logistico del Dipartimento di Sanità di New York, raccoglie un’ampia documentazione sull’espulsione dei rifiuti dalla città fino agli inceneritori e alle discariche di Brooklin e di Staten Island.
Durante queste operazioni si accentua il suo interesse per le aree marginali (fasce di territorio dove sono stati sepolti i rifiuti che vanno dalle estreme periferie delle grandi città al perimetro dove sono ancora in funzione discariche e inceneritori). Qui entra in contatto con gruppi di “recycling artists” e “street artist” non solo americani, ma provenienti da ogni parte del mondo: pittori, scultori e musicisti, gente di spettacolo che abita e si esibisce nelle “Total Artistic Exibition” (comunemente chiamate Exibitions), nelle “marginal zones” e nei “boroughs” abbandonati, e in gran parte crollati, della città; ambienti, questi, dai quali provengono e vi trovano ascendenti alcuni elementi dell’attuale musica afro-ispanico-americana, nonché del grafoprimitivismo metropolitano (Jean-Michel Basquiat) dell’arte figurativa contemporanea ed elementi dell’attuale decontestualizzazione espressiva, sia nel teatro che nel cinema dei nostri tempi.
A questi Bertin si unisce assemblando opere con materiali trovati in loco e partecipando a performances realizzate negli spazi più inconsueti: inceneritori, depositi delle carrozze della metropolitana, mattatoi abbandonati ecc.
Nel 1982 inizia la sua attività poetica con il journal Spasmo Plus che riporta foto e poesie del lavoro svolto a New York.
Nel 1983, dopo questo viaggio a New York, non riconoscendosi nei panni ristretti dell’arte povera, per le sue asettiche e troppo vaghe allusioni, dà vita al termine “Garbart” (da garbage – rifiuti – e arte) per dare una più precisa connotazione alla propria forma espressiva.
La prima mostra personale di Bertin è a Firenze, alla Galleria Inquadrature di Marcello Innocenti con la presentazione di Gert Schroeder. A questa faranno seguito numerose altre partecipazioni a iniziative culturali pubbliche e private.
Nel 1988, con il patrocinio del Comune di Firenze, della Provincia omonima e della Regione Toscana, gli viene offerto il Cortile della Dogana di Palazzo Vecchio per esporre oltre 100 opere prodotte dal 1967 al 1986.
La mostra, allestita dall’architetto Cristiano Toraldo di Francia ha come titolo “Garbart, riciclaggi di Giorgio Bertin”.
La mostra vede oltre 2000 visitatori al giorno ed è prorogata per ben 2 volte prima di venire iterata alla festa Nazionale dell’Unità dello stesso anno.
Anni 90
Nel 1992, nell’ambito delle manifestazioni culturali per la commemorazione del cinquecentenario del primo viaggio di Cristoforo Colombo (le Colombiadi), su incarico del Comune di Genova, Omar Calabrese organizza una mostra internazionale dal titolo Caos e Bellezza: Immagini del Neobarocco. Insieme a Plessi, Mondino, Adami, Cervantes, Manetas e altri, Bertin è invitato a partecipare con alcune opere.
Omar Calabrese “Caos e Bellezza: Immagini del neobarocco”: in questo volume, l’autore individua le peculiarità stilistiche comuni degli artisti collocati nella compagine del neobarocco. Oltre gli artisti citati: Di Cocco, Biancofiore, Pasotti, Telloli, Misheff, Cantone….
Nel 1993 Bertin è tra i cinque poeti prescelti del premio Laura Nobile.
La giuria, che fa il punto sulla poesia italiana al 1994, è composta da Laura Barile, Andrea Zanzotto, Francesco Leonetti, Giulio Ferroni, Guido Guglielmi e Bianca Maria Frabotta. È coordinata da Romano Luperini e presieduta da Luigi Berlinguer.
Dopo alcuni anni di interruzione, alla fine degli anni ’90, Bertin riprende a dipingere. Molti suoi quadri, realizzati tra il 1998 e il 2008, ricordano le forme e i colori delle vecchie sculture. Ma nuove linee recuperano la stessa originalità e profondità di linguaggio in una ricerca che è fusione non drammatica di nuova forza e spessore.